Notti notturne

sabato 2 giugno 2012

Rocky horror picture show

Non sognatelo: siatelo
T*R*H*P*S*
         di Matteo Tassinari
Apoteosi dark! Il "Rocky horror picture show" ha portato in scena e in trance il popolo della notte - e non solo - dopo aver irrotto l'immaginario. Azzurri e rossi gli occhi, tacchi a spillo, forcine per capelli, giarrettiere, guêpière, reggicalze e bustini serrati sulla schiena metallicamente. Ancora. Lacci, laccioli, zeppe in lattice per assottigliare i fianchi, ombelichi in vista, unghie affilate e rosse, ma anche laccate verdi, grandi cappelli e pelle, tanta, ma tanta pelle da cui assaporare pori di vita altrui come vampiri. Si, fa un pò schifo, ma anche no. Una fisarmonica in stile "castello ululì, lupo ululà". Tonalità in gradazione armonica e oscenamente sguaiata, una stordente e contagiosa, febbricitante quanto mai dilagante intonazione, come una cantilena.

Ci siete stati 

anche voi nel 

vicolo?
Questo, può anche, anzichenò - modulare le note del "Rocky Horror", con la sua carrellata over-size di brani cult che hanno il senso dell'attrazione del sex-appel Transilvania, oltre ad aver segnato una delle compilation rock più ganze e audaci, originali, osé e avanzate. Da"Time Warp" a "Sweet transvestite", "I'm going home" a "Double feauture", se riuscite a mettere da parte tutti i vostri tabù, impresa gargantuesca, non avete che l'imbarazzo della scelta, come in un negozio hard core. Tanto ci siete stati anche voi. Non è questione di chi piscia più lontano, suvvia. E' questione di quante perversioni hai e non le vuoi far conoscere. Non è poi una cosa così scandalosa, su.
Centinaia di attori si sono cimentati col personaggio di Frank-N-Furter, ma nessuno ha brillato quanto Tim Curry

Frankestein     Place

Il musical di Richard  O'Brein, è un inno alla bisessualità, alla trasgressione, all'imprevisto che genera mostri. Un'opera teatrale dal ritmo gargantuescamente mulatto, meticcio, scene gonfiate da un'inesauribile vitalità pandemica e oltre modo contagiosa. Ci si trova soggiogati dalla musica in mezzo a raffiche di doppi sensi e doppi sessi come se piovesse.
Il potere
delle immagini 
E infatti piove a catinelle quando Brad e Janet, due sposini impacciati e candidi come il lieve nevischio di febbraio, a causa di un guasto alla vettura e bagnati da un nubifragio oltre che angosciati da saette di lampi rivisti in "Frankenstein Junior", finiscono, non so se per loro fortuna o loro malgrado, nel "Frankestein Place", dove uno più uno non fa sempre due, a volte dà un "uno più grosso".
Come nelle memorie "Drummondiane" del poeta Carlos De Andrade, in cui è insito l'erotico poiché, come dicevano gli antichi: "Eros è il socio delle Muse" nel piccolo museo sentimentale, dai monti di Venere fino a quelli da scoprire. Come Drummond, il "Rocky Horror", proclama la libertà delle parole e musica e sesso, una libertà idiomatica che crea modelli idiomatici ai limiti delle convenzioni, seguendo la libertà proposta da Mario de Andrade. Con l'istituzione del verso e movimento Pelvico libero, accentua la libertà consentita, dimostrando che questo non dipende da un metro fisso o imposizioni coatte e forzatamente prescritte a tutti da chi detiene il potere mediatico delle immagini e del "bon-ton" sessuale benpensante.
Riff Raff, interpretato da chi ha scritto il RHPS, Richard O' Brien

Alè! Tacchi a spillo arrancano sull'acciottolato dismesso, ma vezzoso, di Palazzo Grazioli, il padrone di casa accoglie tutti gli ospiti con cortesia e terrore, soprattutto alte 1,80 e con la 3 di seno. In tutto una 20ina di anime sbandate di maggiorenni e minorenni, non importa, per il Rocky Horror Bunga Show! Succede che ad ogni portata del film, entri in scena un'inframezzata di regalie.
Anelli, collane, monili pregiati, Apicella sulle note di "Time Warp" si scatena gli istinti bassi del transone, smorzato ormai dal romanticismo proustiano, quella malattia che colpiva i piloti di F1 di nome Alain, si lascia andare all'odore dei sensi avviluppanti. Una cosa davvero orribile. Così orribile, che in molti con la fantasia e nel silenzio nebbioso delle loro coscienze vorrebbero provare. Almeno una volta, una volta a far due passi nel vicolo buio. La nostra sfortuna è che siamo ai tempi del Bunga bunga, quindi dovremmo avere gli attrezzi culturali per affrontare argomenti raffinati, secondo avvocati alla Riff Raff, in arte Niccolò. 

Swet Tranvestite
Il Battello ebbro
Metafora,   immagino, del "Battello ebbro" di rimbaudiana memoria. Frank, creatura onirica, famelica e gran puttanone su cui si depositano tutte le ambiguità dell'umano senso sessuato, del biologico pianeta dei fluidi, gioca a chi è bravissimo a scacchi, ma è un disastro nella vita quotidiana. Con lui uno stuolo di servi più macabri che originali o forse il contrario. Da Riff-Raff (dalle sembianze di un maniaco pluriomicida con problemi intestinali), Magenta (una vera casalinga dark), e Colombia (il disprezzo allo sbaraglio) e fantasmi similari vari, tutti iniziati alla poetica del "non guardate, fatelo!".
       Commedia
       gotico    noir
pare suggerire sibillinamente la commedia gotico noir. La gente, in tal caso, si trastulla con seghe elettriche (aggeggi meccanici) e vive di ossessioni e di un'ossessione in particolare mordendo polvere. Il Rocky Horror cristallizza qui la sua eccezionale portata caciarona e cafona, grazie alla regia di Sharman, che fissa sullo schermo quel meraviglioso baraccone di alieni transvestiti, regalandoci risate glam, godibile accento british dei dialoghi e l’impressione di essere catapultati in un mega-frullatore di cinema e fumetto di genere, un bunga bunga senza fine, come le 5volte5 che l'italiota Berlusconi è stato eletto dai ostri connazionali a Palazzo Chigi. In una espressione: ingrati senza rimorsi e con tanta passione ed energia nell'errare e affusolato in un groviglio di addomi ventricolari che sputano materia verde filante. Il resto è già poesia punk rock, "ovvero il rock'n'roll è la forma espressiva più brutale e diretta, per arrivare al brulichio nello stomaco, un afrodisiaco pestilenziale, un ammasso di suoni che subbugliano la musica preferita di tutti i delinquenti della terra", diceva Frank Sinatra, uno che di delinquenti se ne intendeva.
Creatures
of the     night
Richard O'Brein
Richard O'Brein, autore del "Rocky horror picture show"
e interprete del maggiordomo Riff Raff


Riff-Raff 
dal pianeta
Transilvania
La creatura bionda dagli occhi azzurri con caschetto e frangetta a metà fronte e un corpo scolpito nel marmo che nasce dal brodo primordiale di una vasca iperbarica protetta da una agghiacciante lastra di materia liquida e attaccata a quattro catene, facendosi schermo di una luce livida rendendola incandescente, mentre un complesso tappeto sonoro si stratifica sempre più nell'aria con la forza di mille agonie. Tutto avviene in contatto con la galassia Transilvanya, una nebulosa pletora di spazi indefiniti dove l'insieme costituisce il tutto. Il resto non esiste, consapevoli che la vita si crea nel delirio e si annulla nella noia.
Time warp, un passo qui e un altro la.
Poi spingete, ma una spinta pelvica (Clip)


Che belle froce!
Si diventa    partecipi di tutto quel che di umanamente trasgressivo si può ritrovare nello scibile delle creature. Una lettura preziosa in questi tempi di confusione ideologica sessuale e di precetti claustrofobici che impongono modelli che altro non sono che deprimenti strumenti per catalogare a proprio piacimento i gusti, gli odori, i desideri, le tendenze di cui si è diventati "vittima". Una vero slavina di disagi, asperità e imposizioni che generano solo frustrazione. In realtà, chi gridò allo scandalo alla prima della pièce teatrale lo fece perché si è detto: siamo tutti impostori che sopportiamo. La lotta contro il perbenismo benpensante e le pruderìe allineate conformiste, è sempre alta. Guardate che froce!
Il dottor transessuale Frank-N-Furter, la "maggiordoma" Magenta e Janet
Janet,   Brad, 
Magenta,    Frank, 

Un bijou del   Kitch più noir grottescamente spigliato per quanto disinvolto, puntuale come un fulmine, soprattutto per chi vive l'esperienza in teatro e non al cinema, il rodaggio dell'emozione sarà ancora più familiare e consueto. Intanto, dal suo laboratorio, nasce Rocky. Un Omo sostanzialmente decerebrato, acefalo, privo di capacità di discernimento, insomma, un corpo da usare e riusare, fino al crollo definitivo. E siccome Frank, il travestito della nebulosa di Transilvanya non è mai sazio in quanto sessuofobo bagnato di santa sangre, deciderà di spassarsela anche con i fatati sposini seducendoli di notte, prima Janet e poi Brad. Frank però non resisterà a lungo, essendo un alieno, come lo sono Magenta e Riff-Raff i quali, esausti e vigliacche carogne, decideranno alla fine di neutralizzarlo, tornando nel "Pianeta Transilvania", proprio laddove si riuniva la Trilaterale e questa invece è verità, l'oscura finestra, lo squarcio tagliato da lama affilata. Un risveglio traumatico e desolante, su cui neanche l'inconturbabile e imperturbabile narratore dall'aplomb britannico darà il tracollo, che rotolerà. Il "Rocky Horror" è un monumento alla psichedelia, al travestitismo issato come emblema di una rivoluzione sessuale "sorridente" e cinica, un gesto all'amore gargantuesco. Oppure opera museale e parallelamente delirante nella sua concitata effervescenza briosa esuberanza. No, niente Alka-seltzer, semmai un chilo di Bicarbonato per cacciare un rutto che strapperà un applauso agli ospiti del "Frank-N-furter Palace" in Transilvanya, nel Medioevo principato, oggi parte centro-occidentale rumena conosciuta come Ardeal, luogo ameno, esilarante, ma luogo smarrito.
Afferra dal  basso,


e tira forte!



Contagia, appesta


e influisce

Un tocco  di teatro nero mai scritto prima, ma neanche dopo, con un risultato tutto tondo ed endorfinico. La spettacolarità a cui è arrivato il "Rocky Horror" negli anni, non hanno permesso che s'infiltrasse alcun dubbio sul musical. Semmai una certezza. Il musical, semplice, ritmico e melodico "afferra dal basso e tira forte" per dirla con glosse style punk-rock. Fa parlare di sé come Marco Pannella. Contagia e appesta come un'infezione a gittata nucleare contaminatrice. Scalza. Ammacca. Disorienta come Sgarbi. Come uno scontro frontale contro Giuliano Ferrara, la provocazione che arriva dritta ad allagare la platea di opzioni, balli e possibilità se si ha la fortuna di aver vista la pièce teatrale, altrimenti ci si deve accontentare del dvd, che da ma non come in Teatro. Un vero momento dove è concesso perdere le coordinate, per offrire spazio alla nostra parte folle, anche di chi si mette le pattine per entrare in salotto. Dai, diamo aria ai polmoni ogni tanto, siamo uomini e donne, mica pezzi di coccio!

*Le quattro V*

Cinque V: Vita, Virulenza, Virilità, Vitalità, Violenza per scalzare perbenismo, conformismoipocrisie e pruderìe, dando così ragione a Levi-Strauss: "Solo la musica e il ballo collettivo sono linguaggi primari. La parola viene dopo" e a George Steiner, che ritrovava, a suo libero dir, nei fenomeni musicali, un residuo dell'anticipazione spazio temporale dei costumi. Forse per queste due interpretazioni, il 26 settembre 1975 nelle sale cinematografiche americane (la prima fu a Los Angeles) debutta il "Rocky Horror Picture Show", un musical low-budget tratto da uno spettacolo teatrale (quasi omonimo, basta togliere la parola "Picture" dal titolo) che aveva fatto furore fin dal suo debutto in un piccolo teatro del West-End londinese, nel giugno del 1973, diventando in breve tempo un vero e proprio fenomeno. Quasi ovunque il film fu un totale disastro. Nel 1976, però, comincia a verificarsi uno strano fenomeno. Nelle sale dove la pellicola viene proiettata ci sono solo poche decine di spettatori, ma sono gli stessi della sera prima, e di quella precedente, e della precedente ancora.
Leggendaria locandina originale, 1976 Londra


E prima? Com'era?

Così i distributori  della 20th Century Fox, che scemi non furono, capirono che la chiave del successo del "Rocky horror", andava ricercata tra gli spettatori delle proiezioni di mezzanotte. Eclettismo sregolato. Inizia il cammino del musical Cult più inopinato, prodigioso e inusitato che mente umana abbia musicato. Oggi, il "Rocky Horror Picture Show", non ha perso un briciolo del proprio smalto e detiene il record di pellicola maggiormente proiettata nell’intera storia del cinema. Il merito sicuramente più grande fu di rendere il musical (e di conseguenza anche il film) interattivo. Chi ha assistito ad una rappresentazione teatrale di una qualunque compagnia, dalla Compagnia della Rancia al London Musical Theatre, sa che in alcuni momenti il pubblico deve partecipare attivamente alla storia con oggetti o semplicemente gridando all’unìsono: “who?”. Fermo restando che il primo vero tributo da pagare se si vuole assistere allo show è vestirsi come uno dei personaggi: calze a rete strappate, vestiti neri, trucco pesante, chioma scapigliata, tutto quello che serve per partecipare ad un rito horror-kitsch. Fidatevi, è un’esperienza, non freschezza inettitudine.


Oh! Oh, ma che froce!

Un primato che la dice lunga sulla sua capacità d'irrompere lo stagnante e viscido immaginario televisivo e filmico, a scapito dei suoi detrattori. Potrà pure fare schifo, ma indifferenti, di fronte al "Rocky", non si rimane. E comunque, lasciatemi scrivere che non è scandaloso il "Rocky Horror", come molti van dicendo, ma è immorale quanto indecente che in così pochi lo conoscano. Nulla è stato più come prima. Ma com'era prima? Era "un mondo di verso, ma fatto di sesso, chi vivrà vedrà!".
Richard O'Brien, autore del R.H.P.S.