Notti notturne

venerdì 28 dicembre 2012

Paura e delirio alla Stazione




  Ore 23,45 e


il sole      è calato


         di Matteo Tassinari
La quotidianità di un tossicomane è semplice: deve rubare soldi per comprarsi l’eroina, altrimenti non sopravvive. Non esistono mezze misure, scelte non ne ha, alternative neanche mezza, doppi sensi neppure, non esiste fraintendimento. E' tremendamente chiaro, troppa lucidità che un pò deve essere per forza sfumata. Neppure il libero mercato è così chiaro: domanda-offerta-prezzo. Nella tossicomania però t’incasini in un sacco di storie che non vorresti neppure vedere in film, ma che l'"ero" da iniettarti, t’impone di soccombere. Furti, scippi, spaccio, prostituzione, un romanzo che è meglio non leggere. O se proprio si vuole, solo leggere, non vivere. Tutto è proteso verso l’orizzonte di un sole calante, verso una latitudine di mare che non si conosce se non ci si è, sfortunatamente, già stati.
Chi fosse il gatto o la volpe ha poca importanza. Il genere era questo
  The Cat and the Fox
Ci    chiamavano il gatto e la volpe, senza aver mai saputo chi dei due fosse il gatto e chi la volpe. Eravamo angosciati dalla crisi in arrivo entro un'ora massimo e dal fatto che non avevamo un quattrino. Il destino e la disperazione, ci portò nel viale della Stazione, luogo deputato ad incontri fra omosessuali o sessuofobi in generale, gente che vivrebbe solo per il sesso in pratica, gente malata. Scrutammo le prede, io e Widmer. Cominciò la nostra guerra, o se volete caccia metropolitana. Alla fine, il fiuto da animali notturni che sviluppammo per esigenze superiori ai nostri voleri, ci portò a conoscere un tizio pelato oltre le 50 primavere. Lo facemmo soffrire molto. Eravamo in macchina per patteggiare qualcosa che lo interessava parecchio, che aveva a che fare con tempeste ormonali e testosteroni insubordinati. Terminazione nervose poco carine, molto grevi.
Città di notte

Già quel modo
dozzinale di discutere le "bastarde cose", rendeva ancora più schifosa la situazione. Una delle cose più irritanti per un eroinomane in down è il sentir ridere o sentirsi raccontare una barzelletta: l’ironia non gli si confà in quel momento. L'ironia, è una dimensione assente dal palcoscenico chiodato del tossico. Ci facevamo le pere, non eravamo gente che andava per il sottile e non aveva affatto problemi del tipo far la spesa. E le volgarità gratuite ci disturbavano parecchio. Come l’ironia. Non fate mai gli ironici con chi ha sete d'eroina, potreste finire a coltellate senza essere i primi. Potrebbe pensare che lo state prendendo per il culo per com'è ridotto, il tossico. Scappate fino a quando siete in tempo. Credetemi.
L'angelo della morte, il pusher

Molti pusher
in piazza
sono morti così, anche amici o amiche, come Pietro di Ravenna, 19 coltellate nel ventre per rubargli 14 grammi di brown sugar al lemon per squagliarla. Il tossico in down è una furia incontrollabile e il gay, inconsapevole di tutto ciò e dei seri pericoli che stava passando, riprese a cianciare: “Ci so fare di bocca, vi farò divertire fino a farvi rizzare il cazzo bello duro. Lo sapete che un uomo conosce meglio di una donna i punti più sensibili di un altro uomo, no?” disse con aria fiera di se e un'impostazione femminea innaturale come un caco con mozzarella e pandoro al cioccolato e foglie d'insalata. Ero schifato e gli occhi di Widmer notai che lo erano più dei miei. Anzi Widmer, non era schifato, era proprio incazzato e non ce la faceva più a reggerlo. Non per quello che stava dicendo, intuisco ora, a distanza di 30 anni, per come neppure 20enni c’eravamo ridotti. Ora, avendone 50 e rotti, più rotti che 50, mi sono fatto le mie ragioni che allora ignoravo profondamente. Come si cambia, per non morire, cantava la rossa Mannoia.
"Perfect day", Lou Reed. Clicca, una giornata "felice" di un tossicomane 

Preda    avvistata,
preda fottuta


Sudanti e pronti a sferrare l’attacco, quando sarà solo con sé stesso e non potrà chiedere aiuto a nessuno, quando capirà che a noi del sesso non importa nulla, allora, a quel punto, avremmo la preda stretta al muro. Era un gioco al massacro dove non vinceva il più forte o il più cattivo, ma il più disperato. Io e Widmer, in preda ad un’astinenza sempre più feroce, ci guardammo in faccia per un istante e comunicarci che avevamo trovato il modo di far soldi. Subito. I disperati eravamo noi due tossici, incazzati con tutto e tutti, in giro a quell’ora di notte e così determinati da Miss Eroin. Potevamo combinare solo cose più o meno repulse e insane. Iniziò la contrattazione: “Quanto ci dai per una bocca” gli chiedemmo fintamente interessati dalle sue voglie sessuali quando l’astinenza non ci avrebbe concesso neppure l’erezione. “Cosa? Ma io non pago. Se vi va, vi faccio un pompino, con calma, bello tirato, ma di soldi non se ne parla. Qua di cazzi in giro ce ne sono quanti ne voglio, figuriamoci se devo mettermi a pagarli. Mica ce l’avrete d’oro. O forse si? Dai tiratelo fuori qui davanti a tutti e ve lo prendo in bocca”.
*Non è viale per gay*
Delle smanie sessuali di quel tizio non ce n’è fregava niente, e l'ho già scritto. Volevamo moneta. Denaro. Soldi. Dobloni. Lira. Oro. Anche roba sporca (rubata) da scambiare subito con eroina, tipo stereo, hi-fi, biciclette olandesine protagoniste degli schifosi anni '80. Eravamo ancora sul viale della Stazione, quando l’idea geniale venne a Widmer. Come un falco, da dietro, visto che io ero seduto davanti a fianco del tizio, rubò le chiavi della macchina mentre eravamo fermi ad un semaforo rosso. Capì immediatamente cosa fosse venuto in mente a Widmer, il suo piano fu il mio senza che lui me lo dicesse e scesi dalla vettura anch’io, lasciando il tizio con la macchina ferma senza chiavi al semaforo rosso. Ma ancora per quanto?

Così   il tizio
si   trovò
fermo in un incrocio centrale della città. Per di più a motore spento e senza la possibilità di riaccenderlo. Widmer, con la faccia di un killer psicopatico gli urlò: “Dacci dei soldi o buttiamo via le chiavi della tua macchina e ti lasciamo qui a motore spento in mezzo all’incrocio con le macchine dietro il culo rotto che suonano”. E lui: “Ma che dite, siete pazzi. Chiamo la Polizia! Ragazzi fate i bravi... lo so che vi bucate”. A Widmer gli s’irrigidirono i muscoli del collo e sicuramente anche delle gambe e gli urlò in faccia: “Ah, lo sai che ci foriamo la pelle, eh? E allora brutto frocio, cazzo aspetti a darci un pò di grana”. Quel: “lo so che vi bucate”, a Widmer non era proprio piaciuto. Non gli chiesi mai il perché, ma notai che da rapina semplice, dopo quella frase, poteva diventare rapina con molestie fisiche. Lui, intanto, ormai cotto, iniziò a mostrare i primi segni di cedimento psicologico: “Quanto volete? Eccovi dieci, anzi tenete venti mila lire, eh... dieci a testa! Mi pare che sia andato bene il colpo?! Di più non posso darvi. Forza ragazzi, datemi le chiavi, sta per arrivare il verde. Per favore”.
Semaforo verde! "Voglio almeno 200mila lire!!!".
Ho pisciato    sulla
  vostra     normalità   
Vidmer  sapeva che il suo potere contrattuale poteva ottenere di più e so per certo, messo com’era, che era capace di gettare le chiavi della macchina del tizio nella fogna, lo avrebbe tranquillamente in quel momento. Il semaforo segnava ancora rosso. Penso, in qualche modo, di aver indotto Widmer a mollare dopo che c’aveva sganciato un centone, il giusto per una buona pera in due. Widmer ne voleva di più, altri soldi. Pochi secondi e sarebbe scattato il verde: “Cazzo!Dacci i soldi, bocchinaro che ti rompo il culo con un palo! Di più!!! Ne voglio di più di cento mila! Altri, questi non bastano. Voglio almeno duecento mila lire” e via altre quarantamila lire. “Dobbiamo farci una pera - sputava Widmer, ormai più alterato di un esagitato - stiamo male, abbiamo i brividi, la febbre. Lo capisci! Stiamo molto male, più di te, brutto stronzo finocchio! Dacci quei soldi... cazzo!”.


La morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare
Era una guerra tra  perdenti. La stazione era il luogo d'aggancio, poi il piano sequenza scattò appena il verde comparve sul semaforo. Le macchine dietro cominciavano a suonare. Il tizio sganciò altre cinquanta mila lire. Widmer, con gli occhi gonfi di cloroformio, adrenalina e down, gli tirò le chiavi nel sedile posteriore della vettura, mentre le macchine suonavano forte, come fossimo allo stadio. Noi scappammo per una stradina dalle parti del bar Nazionale, un locale che faceva angolo proprio all’incrocio dove si era svolta tutta la scena. Imboccammo una stradina di corsa che ci portò dietro ad una piazza che ci avrebbe dileguato in un attimo. Saremmo scomparsi nel buio, ma con la lira pronti a comprare un paio di grammi d'eroina. Quel poveretto scappò con la paura fra le dita dei piedi e delle mani. Io e Widmer l'avevamo già dimenticato. In testa avevamo solo due siringhe cariche di calma piatta. Obiettivo Ravenna!
Stazione di Ravenna


Nessuno    nasce cattivo,
e penso, per converso, che le circostanze esistenziali, talvolta, siano così fittamente intersecate fra di loro e così saldamente fasciate, da perdere ogni metro di giudizio umanamente possibile. Noi, io e Widmer eravamo dalla parte dei rapinatori, è un dato di fatto, quindi non c'erano proprio scusanti. Il tizio voleva fare solo un pò di sesso "alternativo", scegliendo però le persone sbagliate nel momento sbagliato e che di "alternativo" non avevano proprio nulla. Si diventa schizzinosi quando si ha una scimmia che da Cita sta diventando King kong e che ti balla sulle spalle. Un tossico in astinenza farebbe molte cose pur di aver un grammo di roba, è pericoloso, una bomba ad orologeria ma il timer non l'ha lui. Grottesca apocalisse di un fine serata di fine millennio con ritmi, rutti e contenuti di una tele-novela brasilera-romagnola, finita sotto i portici della basilica di San Francesco a comprare l’impasto e carburare ancora per qualche ora. A Ravenna incontrammo Luca. C’imbarcammo sulla sua macchina, un Cx Citroen, anche lui in piazza a Ravenna dove spacciavano le cose impuri, meno tagliate, quindi più buone. Ci fermammo sulla Romea, in un angolo. In tre fermi, in silenzio,  al buio e ad operazione finita, con i Doors alla radio con "Radio on the storm", boccheggiavamo con gli occhi chiusi e ci stropicciavamo il naso e ripetendo: “Cazzo s’è buona sta roba, si fa sentire...” e cose così. L’omosessuale non esisteva più. Non aveva fatto niente di male quell’uomo, se non capitare nel posto sbagliato, con due tipi sbagliati e nel momento sbagliato. Per noi non era altro che un meteorite silurato per un attimo in una galassia folle, giusto il tempo per capire che con due tossicodipendenti in astinenza non si cazzeggia. Ora Widmer è morto. Mi pare in Belgio, comunque da quelle parti d'Europa la.