Notti notturne

giovedì 21 novembre 2013

D'Alema: mi odino pure, purché mi temano

Più Astio che Odio
Massimo    D'Alema, è uomo famoso per il suo acredine e livore, ma non le faremmo mai il torto di mettere in secondo piano il suo astio e l'odio che la nutrono giorno e notte, è uomo certamente tenace. D'Alema è diventato tutto in politica, senza aver ottenuto nulla, eccetto clamorosi fiaschi politici e d'immagine. Un eterno vincente di serie B in fase retrocedente. Ha sempre spezzato e disprezzato tutto ciò che d'interessante (assai poco) stava per prender forma a sinistra. Un Dio che non sia anche il Dio degli altri non è un Dio, è un idolo. Ma la saggezza non sta nel distruggere gli idoli, ma nel non crearne. Gli idoli sono come uno spauracchio in un campo di cocomeri. Non sanno parlare, bisogna portarli, perché non camminano, è faticoso! Non temeteli, perché non fanno alcun male, come non è loro potere fare il bene. In fondo l'errore è anche nostro, di uomini e donne che cercando sempre Iddio, trovano sempre un idolo.
di William Shakespeare
 e Matteo Tassinari 


Le colpe che sai
"Così, spesso, accade a uomini singolari, per colpa d'un capriccio, di un neo della natura, per l'abbondanza d'un qualche loro umore, che recinti e difese della ragion travolga, o per un'abitudine di cui si faccian schiavi. A questi uomini, segnati dal marchio del difetto, accade, che l'altre loro virtù, se anche pure come la grazia, appaiano al giudizio del mondo, guaste e corrotte, putride e naziste nei sentimenti. Questa è la tragedia dell'indifferenza umana e di Massimo D'Alema l'algido. Da quando l'anima mia, che mi è cara, fu padrona di scegliere e apprese a distinguere uomo da uomo, scelse te, e ti segnò nel suo sigillo.
Mangiato troppo? Alka Seltzer. Valido anche per i piduisti
Tutto sopportando,
nulla subendo
Tu,   Baffetto, perché tu sei stato sempre uno che tutto sopportando nulla ha subito, come serpente dalla coltre viscida e avvolgente e con pari anonimia accoglie i favori e gli schiaffi della fortuna passeggera. Un uomo dalle infinite qualità e nei quali istinti e raziocinio così ben commisti, mette in ombra anche la verità. La boria gli sbuffa in faccia e nel Pd nulla si muove se lui non vuole. Se i conti si potessero saldare da soli, con un nudo pugnale, caro D'Alema, le sarebbe tutto più semplice, con quella faccia da Mandilan. Lei sa se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo per disperdere chiunque.
L'ira biliosa
al fegato


  Negli anni ti trovo inacidito.
Come il vino che dopo un pò diventa aceto. Prima ti limitavi alla boria, all'arroganza, presunzione snobistica e te la tiraviiii, ma come te la tiravi, superbo, tronfio di te stesso come certi analfabeti capaci nella vita di sgretolare con la loro innata perversione verso le persone, quella malizia che sbrana, una malvagità senza pari per feroci rutti provenienti dalla pancia gonfia d'aria che fatica ad uscire.
Non partono arie creando costipazioni ideologiche oltre che fisiche, che quando scoppieranno l'Ilva di Taranto diverrà una fragranza di Cocò Chanel n.5 o un balsamo magico del presenzialista, furbo, del dottor Sandro Veronesi, oncologo di fama mondiale che non disdegnò di assaporare il gusto dell'ira biliosa del potere, ma lo ingurgitò come un assettato farebbe con una birra fresca, per poi vomitarlo per motivi sempre personali. E allora iniziò a menarla con la crociata sul fumo, come se questo servisse a qualcosa, come se chi fuma non sappia che aspirando un pacchetto di sigarette al giorno per 30 anni, tumore assicurato. Ma anche no.  
Specchio delle mie brame, chi è il più Cuperlo del reame?
  Sdipanato dal groviglio mortale
Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio dell'ingordigia, è soluzione da accogliere a mani giunte. Morire, dormire, sognare forse. Ma qui è l'ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale che ancora ci trattiene. E' la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti, malvagità dove l'esperienza umana è ridondante di arguzie, dagli operai alle parrucchiere, dai banchieri ai pensionati.
Onorevole D'Alema, le ricorda nulla questa lapide?
E mi dica, come s'addormenta la notte?


 Il peso di una vita stracca

Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i pugni e morsi in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri a vita, incapace di slanci veri, quando di mano propria potremmo saldare il proprio conto con due dita di lama di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo?

L'inazione dell'azione

Così ci   fa vigliacca la coscienza. Così l'incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. Così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso e dell'azione perdono anche il nome. Così i mass media, col loro culto della celebrità e relativo contorno di fascino sensazionale, hanno fatto di D'Alema una modo, un feticcio, il totem della sinistra che tale non è più. La vanità, è la più ridicola e la più rovinosa di tutte le vanità. Dando corpo e sostanza ai sogni narcisistici di fama e gloria, incoraggiano l'uomo comune a identificarsi con gli idoli dello spettacolo e a odiare la "massa" troppo appiccicosa e moltiplicando le sue difficoltà ad accettare la banalità dell'esistenza quotidiana. Perché il potere non è solo quello che possiedi realmente, ma quello che i nemici pensano che tu, D'Alema, abbia. E lei lo sa che il potere non sazia, anzi è come una droga e richiede sempre dosi maggiori lasciando vuoti nello stomaco che straziano chi ne è assuefatto. In ogni caso, il suo grande privilegio, è vedere le catastrofi dalla terrazza, tutto le passa sotto. Mai scenderà fra noi, lei, D'Alema.
Urlato come si grida: "Al fuoco!".